Co-parenting. I benefici della cogenitorialità.

Un nuovo approfondimento tematico, questa volta a cura di Alessandro Volta e Giorgio Tamburlini e pubblicato originariamente sulla rivista Medico e Bambino (Febbraio 2024).

Da oltre tre decenni, la rivista Medico e Bambino, realizzata in sinergia con l’Associazione Culturale Pediatri, fornisce contributi fondamentali per l'aggiornamento dei professionisti, approfondimenti sulle innovazioni in campo pediatrico e, più ampiamente, su tematiche legate alla salute e al benessere dei bambini. Offre inoltre occasioni per riflessioni critiche e dibattiti. Desideriamo portare alla vostra attenzione questo articolo, redatto da Alessandro Volta, responsabile del Programma Materno-Infantile presso l’AUSL di Reggio Emilia, e da Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino onlus di Trieste.

L'articolo tratta di argomenti che rispecchiano i valori e la mission del sito Informa Famiglie & Bambini e la nostra redazione è felice di condividere con i nostri lettori questo prezioso testo sotto forma di Focus tematico, che mette in risalto quanto sia bello e importante che i papà si prendano cura dei loro bambini fin da quando sono piccolissimi. Sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano quanto la creazione di questo legame speciale faccia bene, in tanti modi diversi, a tutta la famiglia.

In più, l'articolo fornisce consigli utili ai professionisti che lavorano ogni per giorno per aiutare le famiglie a stare meglio insieme, rafforzando il legame tra genitori e figli.


COPARENTING

Storia di un concetto

Il termine coparenting (in italiano cogenitorialità) è stato coniato nel 1974 da Salvador Minuchin, un pediatra e psichiatra argentino, esperto di psicoterapia famigliare. Fino ad allora, gli studiosi della relazione tra adulto e bambino/a parlavano quasi esclusivamente di “madre”, citiamo ad esempio importanti studiosi come Bowlby e Winnicott (ma quest'ultimo già negli anni '60 aveva iniziato a considerare la figura paterna quale elemento importante nella holding del bambino/a). La composizione sociale della famiglia fino alla seconda metà del secolo scorso era rappresentata da una madre che accudiva figli/e e un padre con funzioni prevalentemente di procuratore di reddito (breadwinner). Dobbiamo attendere gli ultimi 2-3 decenni per vedere un papà coinvolto fin dal periodo perinatale e con crescenti funzioni di accudimento. Per dovere di cronaca occorre però ricordare che già nel 1693 il filosofo John Locke in alcuni suoi scritti pedagogici auspicava un padre meno autoritario e più capace di relazione affettiva con la prole. Un secolo più tardi, il pensiero illuminista opera una decisa critica alla patria potestà (e alle conseguenti frequenti punizioni corporali) e con la Rivoluzione Francese, nel 1792, viene sancita la totale uguaglianza giuridica dei coniugi (norma poi in buona parte rinnegata dal Codice Napoleonico). Nel nostro Paese, l’uguaglianza dei genitori è stata riconosciuta legalmente soltanto nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia. La Legge 54 del 2006 afferma il principio della bigenitorialità.

Al di là delle norme giuridiche e legislative, la figura paterna è ormai entrata a pieno titolo nella prassi dei nostri percorsi di cura e anche nella mente di noi operatori. Qualcuno ha parlato di “mutazione antropologica”, ma bisogna riconoscere che questo cambio di paradigma della genitorialità è avvenuto in buona parte dal basso, in parte a seguito delle circostanze (maggiore attività lavorativa delle madri) e in parte voluto dai padri (soprattutto le nuove generazioni con livello socio-culturale medio-alto). Attualmente, le prassi di presa in carico dal concepimento a tutta l’età evolutiva vedono aumentare una diffusa partecipazione dei padri riconosciuta e promossa dagli operatori sanitari e da quelli dei servizi educativi. L’UE ha recentemente finanziato per il nostro Paese due progetti (https://4e-parentproject.eu) per incrementare la partecipazione attiva dei padri nel percorso nascita e nei primi 1.000 giorni e attualmente è in corso un lavoro di advocacy presso i decisori politici per incrementare permessi e congedi di paternità e sostenere maggiormente la conciliazione lavoro-famiglia, oltre che per le mamme, anche per i papà.

La cogenitorialità non è la somma di maternità e paternità (non necessita neppure della compresenza dei genitori), è invece un'alleanza di coppia che crea sinergia di azione e porta il bambino/a a percepire armonia ed equilibrio relazionale. Il coparenting è basato sulla fiducia e la stima reciproca e produce responsabilità condivisa; è compromesso in presenza di conflitto, svalutazione, insoddisfazione, antagonismo, gelosia, assenza di reciprocità. Gli studi ci dicono che conflittualità e incomprensioni sono più facili nelle coppie che prima della nascita del bambino/a avevano già difficoltà nel comunicare e nel condividere i propri vissuti. Delusioni e risentimenti nel post nascita sono generalmente provocati da aspettative troppo elevate che vengono disattese. In questo periodo l’anello debole sembra essere il padre, la cui limitata resilienza può produrre ritiro e disimpegno; le madri invece mostrano competenze nell’accudimento anche in presenza di una relazione di coppia insoddisfacente.

Nelle dinamiche cogenitoriali e nelle rappresentazioni mentali dei genitori entrano in campo anche altri fattori, quali ad esempio il temperamento del bambino/a e l’impegno delle cure, ma anche la relazione che i genitori hanno con la famiglia di origine e il tipo di attaccamento che loro stessi hanno avuto nella prima infanzia.

I benefici della cogenitorialità

Il beneficio che il coinvolgimento dei padri (in aggiunta a quello materno) produce sullo sviluppo relazionale e sociale dei figli/e in età evolutiva è sostenuto da solida letteratura scientifica (sia review che studi prospettici di coorte). Meno studiato è l’effetto dell’alleanza genitoriale tra madre e padre e della loro sinergia di azione sulla prole. La cura della relazione madre-bambino/a e padre-bambino/a può produrre una buona relazione diadica, senza però necessariamente incidere su quella triadica e dell’intera famiglia. È possibile che madre e padre siano ben sintonizzati con il loro bambino/a, ma non tra di loro e i conflitti di coppia dopo la nascita di un figlio/a sono purtroppo frequenti. Recenti ricerche segnalano che le relazioni precoci con entrambi i genitori e l’ambiente famigliare nel suo insieme hanno effetti diretti a medio e lungo termine sulla salute fisica e mentale, sulle competenze sociali, sull’apprendimento e lo sviluppo cognitivo del bambino/a.

Altre ricerche danno conto della precoce capacità del bambino/a nel concepirsi come parte attiva di relazioni triadiche e già dal secondo semestre di vita sono in grado di osservare la relazione che i genitori sviluppano tra loro e, nel caso di conflitto di coppia, possono mettere in atto comportamenti evitanti difensivi. Dai principali studi sulla cogenitorialità emerge che la qualità della relazione di coppia produce effetti diretti e indiretti sulle competenze sociali fino in età adolescenziale e favorisce l’acquisizione di autostima e autoregolazione. Uno studio longitudinale effettuato su 2.027 famiglie olandesi mostra un effetto diretto di attività condivise con il bambino, in particolare del gioco, da parte di entrambi i genitori, sullo sviluppo delle competenze cognitive. Questa attività condivisa si dimostra capace di mediare (riducendolo o aumentandolo) l’effetto del livello educativo dei genitori sulle stesse competenze. In altre parole, la cogenitorialità si dimostra fattore indipendente sullo sviluppo, circostanza che evidentemente lascia spazio a consigli e interventi per favorirla. Mentre i benefici sui genitori, in termini di benessere e fiducia sono intuitivi, i benefici che una buona condivisione di cure genitoriali può portare al bambino sono ampi e in parte inattesi.

Le implicazioni per il lavoro dei pediatri e di altri operatori

Le implicazioni di tutto questo sono numerose e importanti anche per il pediatra di famiglia e gli altri operatori dell’ambito sanitario ed educativo. Occorre avere un occhio attento non solo sul bambino/a e le sue competenze relazionali, ma osservare e indagare anche il benessere emotivo e mentale dei genitori e la qualità della loro relazione. In caso di criticità di coppia, anche in presenza di un bambino/a in perfetta salute, è opportuno attivare un sostegno, con gradi di intensità proporzionati alla problematica rilevata: a volte è sufficiente un momento strutturato di ascolto attivo, in altre situazioni è utile indirizzare a gruppi di auto-mutuo aiuto e favorire il confronto tra pari (risolvendo situazioni di isolamento che spesso aggravano la problematica), in casi selezionati si cercherà l’intervento dello psicologo per una terapia individuale o di coppia. Gli esperti di coparenting sollecitano un approccio preventivo, raccomandando interventi psicoeducativi che attivino strategie di coping e il rafforzamento di quei fattori di protezione sempre presenti all’interno di ogni famiglia, ma che spesso non vengono riconosciuti. Sono possibili e raccomandati anche interventi strutturati già durante la gravidanza, al fine di agire sulle reciproche aspettative dei genitori e quando necessario riorientarle. Nel percorso perinatale, la transizione da donna a madre e da uomo a padre è già nelle corde di tutti noi, occorre adesso procedere nel curare la transizione da coppia coniugale a coppia genitoriale per aiutare ogni famiglia a vivere la complessità dell’esperienza generativa, rendendola più forte e più felice.


Articolo scritto da Alessandro Volta, Direttore del Programma Materno-Infantile, AUSL di Reggio Emilia, e Giorgio Tamburlini, Centro per la Salute del Bambino onlus, Trieste. Pubblicato sulla rivista Medico e Bambino, Febbraio 2024 - Volume XLIII - numero 2.


Bibliografia

  1. Naldini M. (a cura di) La transizione alla genitorialità. Il Mulino, 2015.

  2. Tamburlini G, Volta A. Il Bambino tutto intero: per un approccio integrato al bambino e al suo ambiente. Medico e Bambino 2021;40(4): 237-244. doi: 10.53126/MEB40237.

  3. Sarkadi A, Kristiansson R, Oberklaid F, Bremberg S. Fathers' involvement and children’s developmental outcomes: a systematic review of longitudinal studies. Acta Paediatrica 2008;97(2): 153-8. doi: 10.1111/j.1651-2227.2007.00572.x.

  4. Fivaz-Depeursinge E, Corboz-Warnery A. Il triangolo primario. Le prime interazioni triadiche tra padre, madre e bambino. Raffaello Cortina Editore, 2000.

  5. McHale JP. La sfida della cogenitorialità. Raffaello Cortina Editore, 2010.

  6. Quigley MA. Father involvement in early child-rearing and behavioural outcomes in their pre-adolescent children: evidence from the ALSPAC UK birth cohort. BMJ Open 2016;6(11):e012034. doi: 10.1136/bmjopen-2016-012034.
  7. Keizer R, van Lissa CJ, Tiemeier H, Lucassen N. The Influence of Fathers and Mothers Equally Sharing Childcare Responsibilities on Children’s Cognitive Development from Early Childhood to School Age: An Overlooked Mechanism in the Intergenerational Transmission of (Dis)Advantages? European Sociological Review 2020;36(1): 1-15.


Per approfondire: Il progetto 4e-Parent

4e-parent, perché è importante? Le 4E di PARENT

  • Early: Promuovere la partecipazione dei padri fin da subito.
  • Equal: Paritetica.
  • Engaged: Attiva, pratica.
  • Empathetic: Ed empatica.

4e-parent affronta il tema della prevenzione primaria della violenza di genere con un focus sulle modifiche delle norme sociali e dei comportamenti e con l’obiettivo di promuovere una mascolinità accudente attraverso il coinvolgimento concreto dei papà fin dalla gravidanza. Prevede inoltre di supportare la modifica delle politiche e delle pratiche organizzative e professionali che oggi sono un ostacolo alla genitorialità equa e condivisa, sia per quanto riguarda le donne, sia per quanto riguarda gli uomini. La letteratura scientifica sostiene da tempo che il coinvolgimento da subito, pratico ed empatico del padre nella genitorialità ha numerosi esiti positivi sui piani psicofisico e sociale:

  • Migliora lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei bambini e delle bambine.
  • Crea fin dall’inizio un forte legame affettivo fra padre e i figli e le figlie.
  • Migliora la salute psico-fisica dei bambini e delle bambine così come della madre.
  • Diminuisce i rischi durante la gravidanza e il parto.
  • Facilita l’allattamento.
  • Diminuisce le probabilità di violenza domestica.
  • Contribuisce alla parità fra uomini e donne, anche nella condivisione della cura.

Il progetto individua come beneficiari finali i futuri genitori di bambini e bambine da 0 a 6 anni, con un focus specifico sui primi 1000 giorni, periodo critico in cui coinvolgere i padri in una genitorialità paritaria, condivisa, responsiva ed empatica.

Le azioni del progetto intendono promuovere una genitorialità equa e responsabile di tutti i genitori, compresi quelli dello stesso sesso, lavorando alla decostruzione degli stereotipi di genere che rendono difficile lo sviluppo di una mascolinità accudente e di una genitorialità ampia e soddisfacente per tutte le componenti della famiglia.

Scarica qui la brochure: https://4e-parentproject.eu/wp-content/uploads/2023/06/4e-p-brochure-finale.pdf

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